Ricordo
di mio zio Lorenzo
(di
Cesare Bovio)
-Di mio
zio Lorenzo ricordo l'ironia, l'umorismo sottile e quelle sue brevi
“massime” lapidarie, così istruttive e ricche di contenuti.
-Era uomo
di poche parole, ma di grande saggezza, al quale devo molto, perchè
non occorrono lunghi discorsi per insegnare ad un bimbo : “la
vita”.
-In paese
lo chiamavano “Cinetu” (strano ed inspiegabile diminutivo del
suo vero nome)
-Uomo
tranquillo e forte, era sempre indulgente e comprensivo nei confronti
degli altri, senza mai scandalizzarsi per i loro piccoli difetti e
tollerando, come un buon padre, certe loro meschinità.
-Intelligente
e profondamente esperto della vita, aveva viaggiato molto -fin
dall'età adolescenziale- e vissuto mille avventure in giro per il
mondo.
-Spesso
noi due ce ne andavamo in bicicletta, silenziosi -ma complici e
felici- per quelle stradine di campagna fiancheggiate da vigneti
multicolori, che costituiscono il paesaggio ameno delle colline
piemontesi e seguivamo placidi il percorso per arrivare alla vigna
dello zio.
-Con la
mia biciclettina, io pedalavo furiosamente per stare al passo con la
sua -che pur essendo un ferrovecchio decrepito- egli curava
diligentemente pulendola ed oliandola con cura quasi maniacale.
-Lo zio
cavalcava con aria imponente la sua bicicletta, pedalando
tranquillo,con il suo “mezzo-toscano” spento perennemente
piantato su un angolo della bocca, mentre io lo seguivo ammirato come
un piccolo centurione romano infatuato del suo
“Giulio
Cesare”.
-Sentire
il “colpo di zampa” di una lepre spaventata e vederla poi fuggire
attraverso i filari delle vigna di mio zio, oppure rubare le ciliege
dalla pianta di un vicino rimangono per me ricordi indimenticabili e
struggenti che fanno parte del mio piccolo universo esistenziale e
che mi porterò nel cuore finchè avrò vita.
Immagine
tratta da Internet
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